L’Internet delle cose e la scomparsa della tecnologia visibile
La prossima frontiera dell’IoT sarà la fusione totale tra oggetti fisici e connessione digitale
La crescita del cloud computing, l’integrazione inarrestabile tra Internet e software, l’aumento della velocità di connessione e l’espansione degli oggetti connessi stanno generando la graduale “sparizione” della tecnologia? La domanda è tutt’altro che paradossale e fotografa perfettamente un’evoluzione che è in atto da alcuni anni e sembra aver raggiunto adesso una piena maturazione.
La tecnologia da anni ha assunto un’importanza cruciale nelle nostre vite: la sua presenza è continua e totale e l’evoluzione digitale ha modificato da tempo il nostro stile di vita, il nostro modo di lavorare, comunicare, divertirci e informarci. Circola da tempo su Internet una gif che mostra l’evoluzione della scrivania di lavoro nel corso degli anni, dal 1980 al 2014, con la graduale scomparsa di numerosi strumenti di lavoro e la loro incorporazione in un unico strumento, il computer.
L’ultimo tassello di questo trend ha a che fare con Internet, in due modi: attraverso l’integrazione tra la rete e una nuova generazione di oggetti (una integrazione che quindi non riguarda più solo computer e smartphone) e tramite l’affermazione del cloud, ambiente remoto’ nel quale vengono storati file e ‘vivono’ software e sistemi operativi. Questi 2 cambiamenti fanno diminuire drasticamente l’importanza dell’hardware e fanno crescere quella della connettività.
Internet cambia così il volto della consumer technology perché coinvolge e anima sempre di più i normali ambienti e oggetti che fanno parte della nostra vita quotidiana. I wearables, i dispositivi per la home automation, le automobili, da poco tempo gli elettrodomestici e prossimamente anche i vestiti: tutto è connesso (o quasi) e i dispositivi strettamente tecnologici perdono gradualmente importanza, perché ogni oggetto diventa un dispositivo tecnologico: in altre parole, la tecnologia sta ‘scomparendo’ perché è ovunque.
Secondo il ‘futurologo’ Steve Brown, gli oggetti connessi saranno sempre più piccoli e sempre più potenti, ma soprattutto ‘gli oggetti di tutti i giorni saranno pervasi tutti da un certo potere di calcolo’: stiamo passando dall’era del computer portatile all’era del “ogni cosa diventerà un computer”.
Integrare il mondo fisico con la tecnologia avrà quindi conseguenze interessanti: significherà la nascita di una nuova generazione di oggetti intelligenti ma anche l’abbandono di altri oggetti che oggi invece ci appaiono indispensabili. Non ultimo lo smartphone, che oggi è a tutti gli effetti un computer portatile ma che domani potrebbe ridursi a mero ‘telecomando’ della nostra nuvola personale di app, o addirittura scomparire, rimpiazzato dai nostri vestiti smart, dai nostri wearables, dalla nostra auto e dall’ambiente che ci circonda, sempre connesso.
Esattamente come sta succedendo (anzi, è già successo) ai tradizionali software, rimpiazzati in gran parte dalle applicazioni web a causa della loro versatilità, della facilità di condivisione del lavoro e della possibilità di essere aggiornati di continuo. Google docs forse non rimpiazzerà mai Office al 100% ma ne ha minato il monopolio già da molto tempo.
Questo trend inevitabilmente favorità gli sviluppatori di software rispetto a quelli di hardware o, più in generale, tutti quelli che sapranno offrire agli utenti una customer experience trasversale su una pluralità di dispositivi e tecnologie.
E lo smartphone, che oggi ci appare così indispensabile, potrebbe diventare un semplice tassello di una nuvola personale di servizi, sempre disponibile, sempre raggiungibile, sempre attiva.
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