Tiscali Ultrainternet Fibra arriva anche a Venaria Reale con la connessione ultraveloce a 1 Gigabit
Grazie a Open Fiber sono state collegate 13mila unità immobiliari alla banda ultra larga
A Venaria Reale, comune della città metropolitana di Torino, è stato completato il cablaggio comprendente 13mila unità immobiliari in modalità FTTH (Fiber To The Home, la fibra ottica arriva sin dentro casa). L’investimento effettuato da Open Fiber, che inizialmente aveva previsto di coprire solo 10mila unità, è stato pari a 3 milioni di euro.
Il motivo del maggiore investimento è dovuto al grande successo del progetto: sono infatti già migliaia gli abitanti della cittadina piemontese che navigano grazie a una infrastruttura che un domani potrà essere ulteriormente migliorata, grazie alla scalabilità della fibra ottica.
Open Fiber è già presente nell’hinterland torinese: un investimento di più di 40 milioni di euro ha consentito di cablare anche Beinasco, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Rivoli e Settimo Torinese, per un totale di 132mila unità immobiliari.
Ma qual è l’utilità di una connessione in fibra ottica? Rispetto alle vecchie connessioni più lente (pensiamo alla ADSL, ad esempio), con una banda ultralarga interamente in fibra si possono abilitare servizi fondamentali come la telemedicina, migliorare lo streaming online (attraverso la trasmissione di contenuti in altissima definizione 4K), a gestire l’e-learning (didattica a distanza), la videosorveglianza e molto altro ancora.
Inutile negarlo: chi va a Venaria Reale per turismo lo fa soprattutto per vedere la sontuosa Reggia Sabauda. La residenza dei Savoia, che occupa ben 80.000 mq di edificio e 60 ettari di giardino, è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1997 e riaperta al pubblico, dopo un restauro decennale, nel 2007. Peccato che oggi, a causa della pandemia, dal 1 marzo 2021 non sia più possibile (temporaneamente) visitarla.
Il nome Venaria Regia deriva dal latino venatio regia, ovvero “reggia venatoria”, luogo in cui si pratica la caccia. La Reggia fu concepita, appunto, come residenza di caccia dal duca Carlo Emanuele II di Savoia, che la commissionò all’architetto Amedeo di Castellamonte nel 1658.
Il progetto contemplava inizialmente un nucleo principale, i giardini e il borgo che poi sarebbe diventata la cittadina di Venaria. In seguito, Vittorio Amedeo II, figlio del Duca, decise di aggiungere la Galleria Grande, la Cappella di Sant’Uberto, la Citroniera e le Scuderie Regie, oggi utilizzate per ospitare mostre.
Entrando alla Reggia si nota subito la Corte d’Onore, in cui è presente il magnifico Teatro dell’Acqua della Fontana del Cervo, una delle più belle fontane al mondo con 100 ugelli che spruzzano acqua fino a 12 metri, uno spettacolo arricchito da luci colorate generate da dei proiettori.
Al piano terra si respira subito l’atmosfera di quella che è stata la vita di corte della famiglia Savoia. Al piano nobile si visitano gli appartamenti reali. Lungo i corridoi sono presenti oltre 500 opere tra dipinti, arazzi, mobili e oggetti di enorme valore.
Una volta usciti dall’edificio ci si trova davanti agli immensi Giardini, che si suddividono in Parco Alto e Parco Basso. In quest’ultimo è presente il Potager Royal, uno stupendo frutteto di 10 ettari i cui prodotti sono in vendita nella struttura stessa, visitabile con un simpatico trenino, mentre il Parco Basso si può esplorare in una carrozza trainata da cavalli, e il canale che sta a dividere le due parti si può navigare con le gondole di Ercole e Diana.
Oltre alla Reggia Sabauda si può visitare (magari attraverso la rete ciclabile che si estende per una trentina di chilometri) anche il Parco naturale La Mandria, che in 65 Km quadri racchiude una incredibile varietà di specie faunistiche (cervi, daini, lupi, salamandre, rane etc.) e vegetali (boschi, ambienti acquatici, praterie, alberi monumentali).
Se vi è venuto un po’ di appetito, passate in Via Mensa e avrete l’imbarazzo della scelta, numerosi ristoranti e localini vi aspettano per farvi gustare le specialità locali. Tra le quali, cominciando dai primi, gli Agnolottini del plin al sugo d’arrosto, i Tortelli di zucca e i Risotti in diverse varietà. Per i secondi troneggiano le carni, tra le quali la Battuta di fassona, le costine di maiale, il Carrè di agnello, il Vitello tonnato e il Brasato al vino rosso. Se vi è rimasto ancora un po’ di spazio nello stomaco ordinate un Bunet, ovvero un budino tipico piemontese fatto di uova, zucchero, latte, cacao, liquore (di solito rum) – e amaretti secchi.
Infine, non può mancare un buon Bicerin, una bevanda calda e analcolica nella quale convivono il sapore deciso del caffè, il dolce del cioccolato e quello delicato della crema di latte. Nel 2001 questa deliziosa preparazione è stata riconosciuta “Bevanda tradizionale piemontese” con tanto di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.